GRUPPO DI STUDIO INTERPROFESSIONALE PER LA PRESA IN CARICO
Considerando la significanza di questi vissuti, entro ed al di là della psicopatologia che li supportava e caratterizzava,
le risposte a tali bisogni di accoglienza e di fare per "sentirsi esistere", avrebbero dovuto essere di una qualità particolare
per poter dare al giovane "paziente", rimandi e sollecitazioni non di "vuoto- riempito" ma di "vuoto-nutrito", per aiutarli
a sentire l'esperienza del fare e dell'esserci come un proprio valore appreso-riconosciuto- incorporato e usabile.
Oltre alla scelta di attività da svolgere, era ancor più importante definire il modo ed il come svolgerle, per poter
rappresentare ed essere elaborate dal giovane, come - esperienza-vissuta, (apprendimento, validazione, adattamento).
L' ispirazione teorica dell'ipotesi che abbiamo iniziato a percorrere, ci derivava sia dal pensiero di Bion sull'esperienza nei gruppi,
sia dal pensiero di Freud sulla relazione terapeutica nel setting psicoanalitico, sia dalle metodologie delle varie scuole di pensiero
che hanno affrontato lo studio delle psicosi in Italia, riferendoci in modo particolare agli psicoanalisti a noi più vicini di cui alcuni
si era allievi, Balconi, Zapparoli, Senise.
Venne definito un protocollo di progetto, coinvolgendo nella proposta il Servizio di Neuropsichiatria Infantile dell' Ospedale Mauriziano di Torino
che con contributi della Regione Piemonte L.104/92 ha consentito il progredire della sperimentazione dal 1997 al 2001.
Si sono formati più gruppi di frequenza in media da tre a sei partecipanti, con un tourn-over di venticinque giovani dai 17 ai 35 anni,
i cui genitori avevano accettato di partecipare alla sperimentazione ed alle sue regole.
Con e per loro è nato il primo collettivo di iniziativa volontaristica, Cultura Solidarietà essenziale nel percorso di crescita e di apprendimento della vita di gruppo, di convivenza rispettosa
delle diversità. Tutto ciò non sarebbe stato possibile se non ci fossero state la consapevolezza dei professionisti, la spinta e la collaborazione
delle famiglie, la volontà e i desideri dei giovani, la responsabilità e la coscienza condivisa fra tutti, che ciascuno era lì per imparare
qualcosa.........(contratto -accordo di frequenza e terapeutico)
Sul filo dello svolgersi del progetto nella quotidiana ricerca-azione, fra i vari partecipanti che hanno vissuto l'esperienza , si è creata
un'abitudine alla relazione, che (senza averlo previsto né direttamente perseguito) bensì emergente nei risultati da ciò che si stava compiendo,
ha connotato la vita sociale, in una aperta ed integrata Comunità: l'associazione- è diventata non soltanto un luogo di cura o di incontro,
bensì un organismo di partecipazione, di reciproco interessamento, di formazione permanente, di aiuto e condivisione delle responsabilità
collettive. Una comunita integrata adulti professionisti e adulti genitori, adulti e giovani, normali e disabili: ove l'integrazione è stato
percorso permanente di acquisizioni.
Tra i partecipanti alla sperimentazione, per dare stabilità alle risorse che si erano aggregate, sono stati individualizzati e differenziati
due diversi progetti di continuazione, attraverso la fondazione di due nuovi organismi autonomi: l'onlus l'ANCORA ( genitori e giovani disabili)
e l'onlus PUNTO ( professionisti) che dal 2000 procedono cooperando in rete al mantenimento di percorsi abilitativi e di socializzazione,
di sostegno alla vita autonoma,
servizi ancora oggi riconosciuti e in convenzione con il Comune di Torino.
La sperimentazione, superata la verifica dei fatti, ha consentito di confermare molte delle ipotesi di ricerca, e acquisirne di nuove, patrimonio
dell'attuale Consultorio Full Help Famiglia Handicap e del progetto ancora aperto Guest House Office, perseguito dall'attuale network del
centriniziativa ARSDiapason.
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