GRUPPO DI STUDIO INTERPROFESSIONALE PER LA PRESA IN CARICO
Tale esigenza era già emersa nel periodo pre-fondazione , nei gruppi di discussione Territorio-Terapia operanti dall' 1984.
Alla base vi era la ricerca sugli esiti delle psicoterapie infantili, condotta su un campione regionale assai ampio di ex-utenti
dei Servizi di Neuropsichiatria Infantile tra i 15 e i 25 anni, che aveva messo in rilievo un dato estremamente importante:
oltre a questi Servizi, i giovani non avevano goduto di altri riferimenti validi che li potessero aiutare a trovare una collocazione
extra scolastica né tanto meno lavorativa né avevano avuto altro modo di proseguire al di là della presa in carico dei servizi di neuropsichiatria
infantile di un iter o supporto terapeutico in età adolescenziale e adulta.
Lo studio delle casistiche personali metteva in rilievo la drammaticità delle ripercussioni di tali fatti di realtà nei vissuti e nelle esperienze
personali di ciascun giovane o delle loro famiglie.
Consapevoli dell'ampiezza del problema e delle difficoltà tecniche quanto scientifiche di formulare ipotesi interdisciplinari percorribili nell'ambito
dei servizi , il nostro studio e dibattito si incentrava sui nodi teorici.
Non si pensava di giungere ben presto alla constatazione che "per meglio capire" e leggere il fenomeno fosse necessario sperimentare "de facto"
una modalità di "presa in carico" dei problemi dei giovani con handicap e delle loro famiglie che andasse al di là di quella tradizionale condotta
e sperimentata pur come "buone pratiche" nei servizi pubblici.
Grazie a questa "sensibilizzazione" quando ci trovammo di fronte a situazioni d'urgenza non più "teoriche" ma che si evidenziavano nelle condizioni
esistenziali di alcuni casi di adolescenti seguiti presso i servizi territoriali da psicoterapeuti partecipanti al gruppo di studio, fu evidente
a tutto il gruppo che fosse altrettanto necessario, anzi diventava indispensabile, "agire", trasformarsi anche in un gruppo operativo
di sperimentazione, nel rispetto della metodica della ricerc-azione: partendo dalle esigenze d'urgenza e progredendo via via nella ricerca
di soluzioni, strumenti, modi, verificati nella loro efficacia e significato, nel corso dell'esperienza.
Dal 92 si è iniziato ad accogliere presso le strutture operative dell'Associazione ( segreteria,archivio, edit service, centro di documentazione)
alcuni giovani che avevano espresso ai loro psicoterapeuti l'esigenza di occupare il tempo in attesa che gli Uffici del Collocamento Speciale, i SIL,
i Servizi Sociali o i Servizi di Salute Mentale, gli offrissero risorse di inserimento presso strutture e servizi pubblici.
Cercavano qualcosa che li "distraesse" dalla vita in famiglia, che li facesse "sentire utili" inseriti in qualcosa di riconoscibile,
come lo era stata la scuola. Cercavano qualcosa che li facesse sentire meno "soli", un lavoro, un' incombenza, uno scopo.
Superare il sentirsi senza amici, senza qualità, senza futuro.
Fu formulato il primo progetto ARTI e MESTIERI per il Benessere delle Persone con Handicap, la sperimentazione è iniziata con la presa in carico
nei confronti di un solo giovane in seguito si sono affiancati altri, meno autonomi, fino ad accogliere nel 1995 un gruppo di sei giovani con disturbi
psicopatologici gravi.
L'ipotesi sperimentale si basava sulla ricerca di risposte a questi bisogni esistenziali, ma non era sufficiente perché già ciascuno di questi giovani
era inserito in qualcosa, aveva già attorno a sé, una rete di aiuto: dalla psicoterapia nei servizi, al volontariato, all'oratorio; pur avendo
amici o buoni rapporti in famiglia... tuttavia e ciò nonostante, sentivano ed esprimevano la solitudine, il male di esistere.
I supporti della "rete naturale" e "istituzionale " non erano sufficienti a riempire il loro "vuoto" personale, a sollecitarne la voglia di fare,
di provare, di imparare, di riconoscersi una identità......
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