La metodologia
Questa ricerca ha avuto inizio nei primi mesi del 1997 ed era finalizzata
a raccogliere dati da fornire al convegno "Cooperazione sociale
e politiche attive del lavoro: il diritto al lavoro per le persone
svantaggiate", che si tenne a Torino il 28 febbraio - 1 marzo 1997.
Già allora, nello spirito del Protocollo d'Intesa firmato dalla
città di Torino e dalle Associazioni della Cooperazione, tanto il
convegno quanto la raccolta dei dati erano stati decisi e progettati
in una logica di partenariato.
A fine 1997, quando l'Ufficio Cooperazione Sociale B ripropose la
ricerca, furono coinvolte non solo le cooperative, ma anche i Settori
comunali appaltanti ed i Servizi Segnalanti e la scheda di rilevazione
fu arricchita sia sul versante dei lavoratori svantaggiati, sia
soprattutto per quelli non svantaggiati (definiti "ordinari" in
rapporto a quelli un po' speciali le cui categorie sono individuate
dall'art. 4 della L 381/1991).
Negli anni successivi la scheda di rilevazione è rimasta sostanzialmente
invariata e vale perciò quanto evidenziato già nel rapporto del
1998, cioè che le domande sono ridotte al minimo per non sovraccaricare
di lavoro gli uffici del personale delle cooperative e sono funzionali
anche ad un utilizzo di verifica successiva con i Servizi Segnalanti
(1) sulla correttezza degli inserimenti lavorativi realizzati
dalle cooperative e sul rispetto di queste dei progetti sociali
presentati e attraverso i quali si sono aggiudicate gli appalti.
E' comunque importante sottolineare la logica di interesse comune
tra i vari attori coinvolti, anche se talvolta ottenere i dati si
è rivelata un'impresa faticosa sia verso alcune cooperative, sia
soprattutto verso alcuni Settori comunali.
Per le cooperative sembra che si possa cogliere un atteggiamento
che va dalla ricerca di una partnership attiva con l'Ente Pubblico,
al presentarsi come impresa che fornisce un servizio e lo fa nel
modo in cui l'Ente lo chiede, senza porsi obiettivi di partecipazione
alla costruzione del sistema di relazioni interorganizzative.
Parallelamente per i Settori appaltanti si va da chi ritiene il
proprio Settore parte attiva del sistema complessivo di intervento
anche sociale della Città, a chi invece risponde al mandato ricevuto
utilizzando la risorsa cooperativa come un'impresa a cui affidare
la fornitura di un servizio che ha il compito di assolvere, non
prendendo in considerazione il "valore aggiunto" di tipo sociale
prodotto dalla cooperativa. Questi atteggiamenti si rivelano perciò
nel partecipare più o meno attivamente ad iniziative, come questa
ricerca, che vanno un po' al di là della semplice prestazione dovuta
per contratto.
Un'ultima considerazione va fatta in merito ai destinatari di questo
report: esso è rivolto agli attori del sistema di rapporti tra Città
e Cooperazione Sociale B, pertanto vengono dati per scontati molti
aspetti ritenuti già noti a tali soggetti, rendendo probabilmente
oscuri molti passaggi ai lettori esterni (che possono sempre richiedere
delucidazioni).
Non ripeterò inoltre considerazioni già fatte nel report del 1998
e che, pur valide ancora oggi, non sembrano più così significative
come allora. Se poi alcuni punti risultassero comunque non chiari,
ciò è dovuto alla soggettività di chi scrive (in ambito sociale
l'oggettività non esiste, e quando la si pretende risulta essere
la semplice manifestazione della soggettività del più forte), quindi
ampiamente criticabile.
Può essere questa una rappresentazione schematica attuale
del "sistema degli inserimenti lavorativi", con al centro i tre
elementi della ricerca effettuata, ed attorno le organizzazioni
implicate con alcuni dei loro sovrasistemi (sono indicate solo le
relazioni principali).
(1) I servizi che hanno segnalato e certificato lo stato di
svantaggio, responsabili insieme alla cooperativa del progetto individuale
(dall'art. 8 della Convenzione tipo della Regione Piemonte).
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