poche sono le carceri femminili
o gli istituti di pena che prevedono una sezione per le
donne; il legame con i figli, finch questi compiono i tre
anni, le pone di fronte alla scelta se tenerli con s e
farli vivere in un luogo assurdo oppure negarsi la possibilit
di tenerli vicini; dopo i tre anni non potranno che vederli
molto raramente, durante le visite che spesso comportano
grandi disagi e lunghi viaggi.
Monica Lanfranco, giornalista femminista genovese e autrice
di "Donne dentro", ha affrontato un lungo, appassionante
e doloroso percorso in sette carceri italiane: Genova, Milano,
Pozzuoli, Roma, Solliciano, Venezia e Verona, dove ha incontrato
detenute, agenti di polizia penitenziaria e operatrici.
"Il tempo ha mostrato i limiti della bellissima ma ingenua
e pericolosa utopia del primo periodo femminista: finito
il tempo in cui si affermava che 'tutte le donne sono uguali',
passaggio di identit consolante e indifferenziato ma necessario
storicamente, la faticosa ricerca di punti di contatto tra
diversit anche enormi ha significato, per molte e anche
per me, prefiggersi altri traguardi da raggiungere, sulla
strada della conoscenza, nel nome della differenza". Attraverso
queste "storie di ordinario malessere" ha conosciuto molte
donne, con l'obiettivo non di "conoscere il loro passato,
ma capire il presente e l'aspettativa sul futuro". Ha toccato
"con mano quanto lontani dal vero siano i luoghi comuni
sul carcere". Si chiesta "che cosa ha portato di diverso
e di meglio la carcerazione ad una vita gi devastata dal
dolore". Ha capito "che bene tenere lontana la fretta
con la quale spesso si giudicano situazioni sconosciute,
sentendosi forti nel valutare le vicende altrui grazie a
parametri percostituiti".
"Sono convinta - scrive l'autrice - che una tappa necessaria
per chi giovane, nella formazione della coscienza di cittadina
e cittadino, sia andare a vedere da vicino, per alcune ore,
cos' la vita in un carcere". Aspettando che questo progetto
venga realizzato, Lanfranco ci offre una panoramica sulle
carceri femminili, cos diverse per tipo di costruzione,
per collocazione sul territorio e per la vita che vi si
svolge; ci fa ascoltare le parole dirette di chi ha accettato
di essere intervistata; ci fa conoscere i disagi, i dolori
ma anche i momenti di gioia, di solidariet e di sorellanza
e, soprattutto, attraverso le parole che leggiamo ci fa
cogliere la somiglianza con queste donne detenute, l'assenza
di quel profondo solco che molti immaginano tracciato tra
la societ delle detenute e quella delle donne libere.
Le belle fotografie di Anna Maria Guglielmino e la postfazione
di Lidia Menapace concludono un libro prezioso, pieno di
preziose informazioni e di stimoli a pensare, in un mondo
in cui "la stragrande maggioranza delle persone tende a
rimuovere il pensiero della prigione".
Il libro, purtroppo, non reperibile
in libreria.
Chi interessato pu mettersi in contatto con l'autrice
all'indirizzo di posta elettronica: mochena@village.it
Per visitare il sito internet: www.village.it/lanfranco/
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