Preambolo alla marcia mondiale delle donne contro povertà e violenza
che si terrà ad ottobre per la strade delle più grandi città mondiali.
La tavola rotonda ha evidenziato come la strada per attuare i tredici
punti prioritari identificati a Pechino sia ancora irta di ostacoli
e di difficile percorrenza. Ad esempio gli Stati Uniti non hanno
ancora ratificato la Convenzione contro la discriminazione sessista,
mentre in Kuwait in pieno 2000 il governo non ha ancora esteso il
diritto di voto alle donne. Ai rapporti preparati dalle ONG, si
sono aggiunti quelli, meno critici sulle attività svolte dai vari
governi in merito a: infanzia, diritti fondamentali, industria culturale,
ambiente, promozione della donna, istituzioni, sistemi decisionali,
povertà, formazione, istruzione, prevaricazione sulle donne, conflitti
armati, economia.
Confronti e rapporti da cui è emerso come tra i nodi principali
su cui si dipana la matassa degli abusi e della ghettizzazione verso
le donne ci sia oltre la prostituzione, la pratica dell'escissione
e dell'infibulazione, dove nonostante l'impegno i cambiamenti si
scontrano con usi e costumi radicati nelle tradizioni locali, anche
perché la comunità internazionale non riconosce alla specificità
delle persecuzioni nei confronti delle donne ancora lo status di
"rifugiate". Inoltre la globalizzazione ha avuto una ripercussione
sulla riproduttività e sui salari delle donne dovuta ai tagli dei
bilanci governativi, che si sono ripercossi sui fondi devoluti alla
sanità. Secondo la Confederazione internazionale dei sindacati liberi
su 2.000.000 di persone che hanno perso il posto di lavoro in Thailandia
l'80% sono donne.
A cinque anni da Pechino la Grande muraglia della discriminazione
femminile rimane ancora immobile a delimitare e difendere i confini
tra progresso ed emarginazione.
Approfondimenti: http://www.iccwomen.org/
Da: A. Callamard, "Molte Bastiglie ancora da abbattere"
Le Monde diplomatique, n. 6/2000 pp. 1, 12-13
|