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Germana De Leo
Medico specialista in neuropsichiatria infantile all’Università di Pisa , allieva del prof. Giovanni Bollea (roma) e della prof.ssa Del Carlo Giannini (lucca) , psicoterapeuta formatisi alla scuola e con la diretta supervisione della Prof. ssa Marcella Balconi (analista SPI- Novara) . Ha fondato a Torino , il primo Servizio di Neuropsichiatria Infantile ospedaliera e territoriale ( Ospedale Mauriziano – Comune di Torino ) .Nei 25 anni di carriera ha intrapreso e coordinato numerose ricerche cliniche e nell’ambito dell’organizzazione dei servizi per l’Infanzia, insegnato in scuole di specializzazione e all’università di Torino e in Ecuador. E’ attualmente Coordinatore del Comitato Scientifico ARSDiapason , e vicepresidente dell’Aesmeaf.
Libri
Dalla Clinica al Territorio
Editore Borla , 1988
Relazioni a Seminari
Journée de travail
"Les priorités en pédopsychiatrie à l'heure des choix"
Neuchâtel, 22 janvier 2000
sous l'égide de la SSPEA (Société Suisse de Psychiatrie et Psychothérapie l'Enfant et l'Adolescent)
et del'AESMEAF (Association Européenne des pratiques multidisciplinaires en Santé Mentale de l'Enfant, de l'Adolescent et de la Famille). Dresse Germana de Leo, médecin-chef ARS diapason, Turin (vice prés. AESMEAF)
"Les compétences du pédopsychiatre en santé mentale
http://www.f-d.org/pedopsy2000ne/table4.htm
Seminario 18 giugno 2003
Le competenze relazionali dell’insegnante
Germana DE LEO (neuropsichiatria infantile ARS Diapason Torino)
La scuola come comunità pedagogica in ricerca permanente
Linee storiche di sviluppo di un’idea di comunità e di prevenzione, congiunzione del
pensiero pedagogico e della psichiatria infantile, per una didattica adatta a trattare il
bambino in modo adeguato ai suoi bisogni, alle sue esigenze, alle sue possibilità di
trasformazione.
La centralità dei soggetti e delle loro relazioni
Il tirocinio come situazione per imparare a fare dal fare. Il fare ha dei costi, non ha
solo delle condizioni tecniche, dei contenuti, dei significati, ma anche dei costi umani.
Le competenze tecniche assieme alla capacità di sopportare i costi umani delle relazioni
formano la competenza professionale dell’insegnante.
L’insegnante come persona colta, capace di gestire un percorso di auto formazione
attraverso la sperimentazione permanente, che studia e che si professionalizza facendo,
che capisce quel che fa mentre fa, che “apprende dall’esperienza”.
I condizionamenti istituzionali alla relazione fra professionisti diversi
Il concetto di apprendimento dall’esperienza è la condizione che consente
l’incontro fra professionisti diversi, ma può anche determinare la separazione fra
istituzione e istituzione se le gerarchie istituzionali prendono il sopravvento sui soggetti
che, pur avendo i medesimi principi ed obiettivi, incontrano ostacoli alla scambio di
esperienze, all’operatività concorde sul campo.
Anche alla scuola costa il fatto di essere una comunità pedagogica, una comunità di
persone, e di essere, nel contempo, una istituzione, di sentirsi autarchica ed abbandonata
a se stessa a risolvere problemi di inserimento del bambino handicappato, di rapporto con
i genitori difficili, con bambini che hanno bisogno di aiuto, non solo di insegnanti di
sostegno, perché con le altre parti si instaura una pratica dissociata. Uno dovrebbe
avvalersi dell’altro, ma ciò spesso non avviene.
Scuola autarchica o relazionale?
Ciò che c’è nelle culture personali di fatto non viene realizzato e questo fa parte del
disagio della scuola. Gli studenti possono aiutare gli accoglienti a leggere i disagi della
struttura scuola.
La scuola come si pone in relazione con gli servizi che si occupano del bambino?
Nell’insegnamento l’accoglienza è attuata anche verso il bambino? È accolta la sua
fatica nell’apprendimento, nella gestione del suo mondo fra scuola e casa e delle
aspettative di persone di fiducia a scuola e a casa, nel confronto e nell’inizio ad avere il
senso della propria identità proprio grazie al rapporto con gli altri?
Principio del confronto con gli altri alla base dell’inserimento scolastico per
l’integrazione dei bambini handicappati, con l’esclusione perciò della differenziazione del
percorso.
Nell’idea di comunità pedagogica non è compresa la differenziazione dei percorsi poiché
ogni percorso educativo e pedagogico è di per sé considerato differente, individualizzato e
soggettivo.
Circolarità del processo di auto ed etero formazione
Qualsiasi sia, la struttura è resa funzionante dai suoi punti mobili, dai suoi punti
flessibili: i soggetti, le persone.
L’attualità, esito del passato porta al futuro, è frutto di una presenza, la presenza
degli insegnanti nella scuola, della presenza di chi accetta di essere nella
sperimentazione, “mai imparato del tutto e mai da imparare completamente”, ma sempre
nella ricerca di fatti per andare oltre al presente.
Siamo tutti nello stesso rischio e nello stesso impedimento: non si riesce in tutte le
realtà locali a realizzare la comunità pedagogica, a predisporre lo strumentario, le
metodologie, che il pensiero produce e che sperimentiamo anche solo nel momento della
formazione, perché nella realtà le persone devono mantenere la stessa attenzione e
interesse che hanno nel momento in cui si sentono impegnate in un progetto di
conoscenza.
Se non ci fosse stato lo stimolo a riconoscere la fatica in un lavoro fatto in modo
esplicito per la trasmissione della conoscenza, in una struttura riconosciuta, vi sarebbe
servito di più lavorare da soli, senza questo pensiero e questo impegno o questo pensiero
e questo impegno vi ha sostenuti e vi ha aiutati ad essere presenti nella vostra realtà con
maggiore coerenza?
Se questo si è realizzato, allora davvero è stata esperienza circolare di auto ed etero
formazione. Allora questa è stata davvero un’esperienza che parte da un presupposto di
ricerca e di progetto ed arriva ad un oggetto di ricerca.
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