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Immigrazione
"Progetto Tenda" - Una cooperativa tutta al femminile
  Sono le nigeriane, le più implicate nel racket della prostituzione. Partono da paesi poverissimi, dove non hanno nessuna prospettiva, nemmeno quella di sopravvivere e dove lasciano almeno un figlio affidato alla famiglia d'origine (una parte dei loro guadagni va infatti regolarmente a casa) e arrivano in Italia portate da organizzazioni criminali di connazionali, gestite dalle maman, anziane prostitute che per tenerle in soggezione ricorrono anche ai riti vodoo.

Per alcune di loro, le più fortunate, capita che un cliente o un poliziotto si prenda a cuore la situazione e le accompagni all'Ufficio Stranieri del Comune (a Torino, via Cottolengo 26) dove ha inizio il lungo percorso di recupero previsto dalla legge. Prima la denuncia e la verifica in contemporanea al loro ingresso in comunità di pronta accoglienza (da 3 a 6 mesi), poi la II fase, con percorso educativo(insegnamento della lingua e di un mestiere insieme a supporto psicologico) e si arriva alla III fase, dell'autonomia con l'accompagnamento a trovare un lavoro, la casa( 1 anno o 1 e ü in tutto).
E' su quest'ultimo passaggio che si svolge l'attività della Cooperativa sociale Progetto Tenda, nella quale sono presenti 7 figure professionali e una decina di volontarie attive insieme ad altrettanti sostenitori. Un'eterogeneità che è il punto di forza del progetto e fonte di continui stimoli. L'attività è impostata non a una concezione assistenziale, bensì alla formulazione di progetti concreti che hanno come centro la persona di fronte alla quale non esiste un modello unico d'intervento, ma l'attenzione al percorso individuale, che una volta tracciato deve poi essere oggetto di valutazione e verifiche continue. "L'avvicinamento e la comprensione delle diversità più che la loro integrazione a un predefinito modello culturale sono il fine principale della nostra attività - spiega la presidente Cristina Avonto - La nostra peculiarità? E' di essere una cooperativa tutta al femminile, nata da un gruppo di psicologhe, educatrici, assistenti sociali, che vogliono far coincidere il loro impegno di volontariato con la professione. L'idea mi è nata mentre, come psicologa, stavo lavorando all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate e mi è venuto il desiderio di impegnarmi - in quanto giovane donna - per altre giovani, in particolare straniere, perché mi ero accorta che le immigrate hanno conoscenze, abilità, titoli di studio che andrebbero utilizzate meglio di quanto accade". L'intenzione dell'associazione è anche politica: divenire braccio operativo di sistemi attivi rispetto al disagio sociale e alla costruzione di un'autonomia per queste straniere, che dopo il loro percorso migratorio, già tanto doloroso, si trovano a dover affrontare, in terra straniera, senza il supporto della famiglia d'origine, dei genitori, delle sorelle(l'ambiente familiare femminile è molto importante soprattutto per le musulmane), il difficile ruolo di donna e di madre. "In questo nostro lavoro, il passaggio più difficile da far accettare alla nostra società è l'incontro con le diversità, da quelle evidenti, come il colore della pelle, a forme più nascoste, più difficili da decifrare, che non meno delle altre portano all'esclusione sociale". Ad oggi la Cooperativa ha realizzato diversi progetti: il progetto Arianna, casa di accoglienza aperta per l'emergenza estate, rivolta a donne sole o con bambini, in collaborazione con l'Associazione La Tenda; il progetto Domus, accompagnamento nella ricerca di un'abitazione per stranieri affrontando il problema della discriminazione verso gli immigrati; progetto Donne Verso, diretto ad incontri con donne straniere in carcere; progetto Penelope, uno spazio di relazione mamma - bambino in cui possono incontrarsi, creare una rete di rapporti sociali e condividere la cura dei loro bambini mentre alcune sono al lavoro; il progetto Proserpina e il progetto Demetra, case di accoglienza per donne sotto protezione sociale perché a rischio di violenza da parte di organizzazioni criminali, donne che la cooperativa accompagna anche in progetti di autonomia lavorativa e abitativa. Per il futuro almeno altri tre progetti: casa di accoglienza per donne richiedenti asilo politico e per rifugiate e un corso di ristorazione.
"Certo, il lavoro è tanto - osserva la dottoressa Avonto - occupandoci di donne e bambini, ogni caso ha urgenza e drammaticità e non si ha cuore di dire di no, anche se le risorse a disposizione sono limitate. Diventa essenziale il supporto di persone sensibili che ci circondino con il loro appoggio. Se mi è concesso un appello attraverso questo giornale, avremmo bisogno di altro aiuto, di altre persone che credano giusto impegnarsi con noi perché qualcosa cambi. In questo momento stiamo affrontando la difficoltà di trovare strutture abitative per realizzare i nostri progetti di comunità.

(Per informazione contattare dottoressa Cristina Avonto, c/o Cooperativa Progetto Tenda t.011/591785; e-mail: protenda@arpnet.it.)

dalla rivista Vol.net nÁ 2 - 2000

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