Per alcune di loro, le più fortunate, capita che un cliente o un
poliziotto si prenda a cuore la situazione e le accompagni all'Ufficio
Stranieri del Comune (a Torino, via Cottolengo 26) dove ha inizio
il lungo percorso di recupero previsto dalla legge. Prima la denuncia
e la verifica in contemporanea al loro ingresso in comunità di pronta
accoglienza (da 3 a 6 mesi), poi la II fase, con percorso educativo(insegnamento
della lingua e di un mestiere insieme a supporto psicologico) e
si arriva alla III fase, dell'autonomia con l'accompagnamento a
trovare un lavoro, la casa( 1 anno o 1 e ü in tutto).
E' su quest'ultimo passaggio che si svolge l'attività della Cooperativa
sociale Progetto Tenda, nella quale sono presenti 7 figure professionali
e una decina di volontarie attive insieme ad altrettanti sostenitori.
Un'eterogeneità che è il punto di forza del progetto e fonte di
continui stimoli. L'attività è impostata non a una concezione assistenziale,
bensì alla formulazione di progetti concreti che hanno come centro
la persona di fronte alla quale non esiste un modello unico d'intervento,
ma l'attenzione al percorso individuale, che una volta tracciato
deve poi essere oggetto di valutazione e verifiche continue. "L'avvicinamento
e la comprensione delle diversità più che la loro integrazione a
un predefinito modello culturale sono il fine principale della nostra
attività - spiega la presidente Cristina Avonto - La nostra peculiarità?
E' di essere una cooperativa tutta al femminile, nata da un gruppo
di psicologhe, educatrici, assistenti sociali, che vogliono far
coincidere il loro impegno di volontariato con la professione. L'idea
mi è nata mentre, come psicologa, stavo lavorando all'inserimento
lavorativo di persone svantaggiate e mi è venuto il desiderio di
impegnarmi - in quanto giovane donna - per altre giovani, in particolare
straniere, perché mi ero accorta che le immigrate hanno conoscenze,
abilità, titoli di studio che andrebbero utilizzate meglio di quanto
accade". L'intenzione dell'associazione è anche politica: divenire
braccio operativo di sistemi attivi rispetto al disagio sociale
e alla costruzione di un'autonomia per queste straniere, che dopo
il loro percorso migratorio, già tanto doloroso, si trovano a dover
affrontare, in terra straniera, senza il supporto della famiglia
d'origine, dei genitori, delle sorelle(l'ambiente familiare femminile
è molto importante soprattutto per le musulmane), il difficile ruolo
di donna e di madre. "In questo nostro lavoro, il passaggio più
difficile da far accettare alla nostra società è l'incontro con
le diversità, da quelle evidenti, come il colore della pelle, a
forme più nascoste, più difficili da decifrare, che non meno delle
altre portano all'esclusione sociale". Ad oggi la Cooperativa ha
realizzato diversi progetti: il progetto Arianna, casa di accoglienza
aperta per l'emergenza estate, rivolta a donne sole o con bambini,
in collaborazione con l'Associazione La Tenda; il progetto Domus,
accompagnamento nella ricerca di un'abitazione per stranieri affrontando
il problema della discriminazione verso gli immigrati; progetto
Donne Verso, diretto ad incontri con donne straniere in carcere;
progetto Penelope, uno spazio di relazione mamma - bambino in cui
possono incontrarsi, creare una rete di rapporti sociali e condividere
la cura dei loro bambini mentre alcune sono al lavoro; il progetto
Proserpina e il progetto Demetra, case di accoglienza per donne
sotto protezione sociale perché a rischio di violenza da parte di
organizzazioni criminali, donne che la cooperativa accompagna anche
in progetti di autonomia lavorativa e abitativa. Per il futuro almeno
altri tre progetti: casa di accoglienza per donne richiedenti asilo
politico e per rifugiate e un corso di ristorazione.
"Certo, il lavoro è tanto - osserva la dottoressa Avonto - occupandoci
di donne e bambini, ogni caso ha urgenza e drammaticità e non si
ha cuore di dire di no, anche se le risorse a disposizione sono
limitate. Diventa essenziale il supporto di persone sensibili che
ci circondino con il loro appoggio. Se mi è concesso un appello
attraverso questo giornale, avremmo bisogno di altro aiuto, di altre
persone che credano giusto impegnarsi con noi perché qualcosa cambi.
In questo momento stiamo affrontando la difficoltà di trovare strutture
abitative per realizzare i nostri progetti di comunità.
(Per informazione contattare dottoressa Cristina
Avonto, c/o Cooperativa Progetto Tenda t.011/591785; e-mail: protenda@arpnet.it.)
dalla rivista Vol.net nÁ 2 - 2000
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